Pamir
Wakhan
Sono le 12:30 del 16 agosto 2015, sono in territorio afgano, entrato clandestinamente per qualche centinaio di metri oltre il confine tagiko attraverso il Parco dello Zorkul.
Il vento che sferza forte sulla visiera del mio casco porta con sé il freddo delle imponenti vette dell’Hindu Kush, l’uccisore di Hindu, che arroccate all’orizzonte sono proprio davanti a me, oltre le gelide acque del lago Zorkul. Forse è proprio qui che nasce l’Oxus, l’Amu Darya, il fiume più lungo dell’Asia centrale, il fiume famoso del Grande gioco.
Alcuni soldati dell’esercito di Alessandro Magno provenienti dalla Grecia si stabilirono nelle valli del Wakhan e del Pyanj. Gli afgani di questa regione hanno una diretta discendenza dai greci.
Pamir:
Dall’antico persiano Pa-i Mehr, La terra ai piedi delle Montagne.
Wakhan:
In persiano si chiama B-e Dunya, Tetto del Mondo.
La strada che arriva fino a Tash Rabat, il Caravanserraglio più alto sulla via della Seta, costeggia un piccolo torrente e si insinua tra le rocce rosse squarciando un tappeto verde soffice. Il cielo limpido a queste altezze rende ipersaturi e puri i colori del paesaggio.
Sulla mappa una pista che costeggia il lago
di Zorkul e poi il fiume Pamir lungo tutto il confine afgano ci porterà a Langar, nel corridoio del Wakhan.
Terre di passaggio che hanno visto Alessandro Magno, Marco Polo, Arthur Conolly, viaggiatori, mercanti, spie, avventurieri, a piedi, a cavallo, in moto.